venerdì 3 maggio 2024

La Terapia dell'Accettazione e dell'Impegno

La Terapia dell'Accettazione e dell'Impegno, nota come ACT, è un approccio psicoterapeutico che si inserisce nel più ampio contesto delle terapie comportamentali e cognitive di terza generazione. Sviluppata da Steven Hayes negli anni '80, l'ACT propone un modello di intervento che enfatizza l'importanza dell'accettazione e dell'impegno nei confronti dei propri valori come strumento di cambiamento psicologico.
L'ACT si distingue per il suo focus sull'accettazione dei pensieri e delle emozioni, sulla presenza consapevole e sull'impegno verso azioni che rispecchiano i valori personali del paziente. Questo approccio aiuta le persone a sviluppare una maggiore flessibilità psicologica, permettendo loro di affrontare meglio le sfide della vita e di vivere in modo più coerente con ciò che considerano importante.
Uno dei principali obiettivi dell'ACT è quello di insegnare ai pazienti a riconoscere e accettare i propri pensieri e sentimenti, specialmente quelli dolorosi o scomodi, senza cercare di modificarli o eliminarli. Invece di lottare contro l'esperienza interna, l'ACT incoraggia l'accettazione come passo verso un'azione efficace. Questo processo aiuta a ridurre l'impatto e l'influenza di pensieri e sentimenti negativi sulla vita della persona.
L'ACT utilizza una varietà di tecniche e strategie, tra cui la mindfulness, esercizi di metafora, esercizi di esposizione e di defusione cognitiva, per aiutare i pazienti a distaccarsi dai propri pensieri e a vedere le proprie emozioni da una prospettiva diversa. Queste tecniche sono progettate per aumentare la consapevolezza del momento presente e per promuovere l'accettazione e l'impegno verso comportamenti che migliorano la qualità della vita.
L'ACT rappresenta un approccio terapeutico efficace e basato sull'evidenza, che offre strumenti concreti per aiutare le persone a gestire meglio le difficoltà emotive e a perseguire una vita ricca e significativa. Con la sua enfasi sull'accettazione, la consapevolezza e l'impegno, l'ACT continua a guadagnare riconoscimento e applicazione in diversi contesti clinici e di ricerca.

martedì 23 aprile 2024

Still Face: cosa rivela l’esperimento di Tronick

L’interazione tra genitori e figli è uno degli aspetti più importanti per la crescita e il benessere dei bambini. Ma cosa succede quando questa interazione viene interrotta o alterata? Quali sono le conseguenze sullo sviluppo emotivo e cognitivo dei piccoli? Per rispondere a queste domande, possiamo fare riferimento a un famoso esperimento condotto dallo psicologo Ed Tronick negli anni '70, noto come il paradigma della still face.

Cos’è la still face?
La still face, che in italiano significa “faccia immobile”, è un esperimento che consiste nel filmare una normale interazione tra madre e bambino, in cui la madre partecipa attivamente al gioco con il suo figlio, utilizzando vocalizzi, contatto fisico ed espressioni facciali. Dopo un po’, però, la madre cambia improvvisamente il suo comportamento e assume un’espressione neutra e stabile, senza reagire alle sollecitazioni del bambino. Il bambino, a sua volta, cerca di richiamare l’attenzione della madre, aumentando i suoi tentativi di comunicazione fino al pianto disperato, ma senza ottenere risposta. Dopo alcuni minuti, la madre riprende a interagire normalmente con il bambino, che recupera il suo stato emotivo precedente.

Cosa dimostra l’esperimento?
L’esperimento della still face dimostra quanto sia importante per il bambino avere una madre (o un genitore) sensibile e responsiva, che sappia cogliere e rispondere ai suoi bisogni e alle sue emozioni. Quando questa interazione viene interrotta, il bambino prova stress, frustrazione, tristezza e rabbia, e cerca di ripristinare il contatto con la madre. Se non ci riesce, il bambino può arrivare a disinteressarsi dell’ambiente, a chiudersi in sé stesso o a mostrare segni di depressione o autismo. Questo significa che il bambino ha bisogno di una relazione sicura e stabile con il suo caregiver, che gli dia fiducia in se stesso e nel mondo.

Quali sono le implicazioni pratiche?
L’esperimento dello still face ci fa riflettere su come il nostro comportamento possa influenzare lo sviluppo dei nostri figli. Non si tratta di essere genitori perfetti, ma di essere consapevoli dell’importanza di comunicare con i nostri figli, non solo a parole, ma anche con il linguaggio del corpo, del viso e della voce. Questo vale soprattutto nei primi mesi e anni di vita, quando il bambino costruisce il suo attaccamento e la sua personalità. Ovviamente, ci sono momenti in cui non possiamo essere sempre presenti e disponibili per i nostri figli, per motivi di lavoro, di salute o di altro. In questi casi, è importante spiegare loro il motivo della nostra assenza, rassicurarli sul nostro amore e sul nostro ritorno, e cercare di mantenere una certa regolarità nelle nostre interazioni. Inoltre, è bene che i nostri figli abbiano anche altre figure di riferimento, come il padre, i nonni, gli zii, gli amici, che possano offrire loro sostegno e affetto.

giovedì 18 aprile 2024

Test di intelligenza: quali sono, come si costruiscono e come si interpretano


L'intelligenza è un costrutto psicologico complesso e multidimensionale, suddivisibile in diverse componenti, come l'intelligenza generale (o fattore g), le intelligenze multiple (linguistica, logico-matematica, spaziale, musicale, ecc.), le intelligenze specifiche (verbale, numerica, astratta, ecc.) e le intelligenze emotive (intrapersonale, interpersonale, ecc.).
I test di intelligenza si basano su due principi fondamentali: la standardizzazione e la normazione. La standardizzazione comporta la somministrazione uniforme del test a tutti i soggetti, seguendo istruzioni precise e condizioni controllate.

La normazione consiste nel confrontare il punteggio del soggetto con quello di un campione di riferimento, composto da persone della stessa età, sesso, livello di istruzione, etc.
Il punteggio viene quindi espresso mediante il Quoziente di Intelligenza (QI), indicando il grado di deviazione dalla media del campione. Un QI di 100 corrisponde alla media, valori superiori indicano un'intelligenza superiore alla media, mentre valori inferiori indicano un'intelligenza inferiore alla media.
I test di intelligenza possono essere classificati in due categorie principali: i test di intelligenza individuale e i test di intelligenza collettiva. I primi sono somministrati da uno psicologo qualificato, che interagisce direttamente con il soggetto e osserva il suo comportamento. I secondi vengono somministrati a gruppi di persone, che rispondono a domande scritte o risolvono problemi. Sebbene i test di intelligenza individuale siano più accurati e completi, richiedono più tempo e risorse rispetto ai test collettivi, che sono più rapidi ed economici, ma meno sensibili alle differenze individuali.
Tra i principali test di intelligenza individuale figurano il test di Stanford-Binet, il test di Wechsler (WISC, WAIS, WPPSI), il test di Kaufman (KABC, KAIT), il test di Raven, il test di Cattell (CFIT, CMT), il test di Binet-Simon, il test di Terman-Merrill, il test di Leiter, il test di Das-Naglieri, ecc.
Nei test di intelligenza collettiva rientrano il test di Otis, il test di Amthauer, il test di Thurstone, il test di Guilford, il test di Eysenck, il test di Cattell Culture Fair, il test di Wonderlic, il test di SPM, ecc.
I test di intelligenza hanno molteplici finalità e applicazioni in ambito clinico, educativo e lavorativo. In ambito clinico, possono essere utilizzati per diagnosticare disturbi cognitivi come ritardo mentale, declino cognitivo, ecc. In ambito educativo, sono utilizzati per valutare le potenzialità e le difficoltà di apprendimento degli studenti, orientarli verso percorsi formativi adeguati, individuare bisogni educativi speciali e stimolare lo sviluppo cognitivo. In ambito lavorativo, i test di intelligenza vengono impiegati per selezionare candidati idonei, valutare competenze e prestazioni e promuovere la crescita professionale.
I test di intelligenza sono, pertanto, strumenti psicometrici validi e affidabili che consentono di misurare una delle dimensioni più importanti e influenti della personalità umana.
Tuttavia, va tenuto presente che non sono infallibili e non esauriscono la complessità dell'intelligenza, la quale dipende anche da fattori come creatività, curiosità, motivazione, esperienza e contesto.
Pertanto, l'uso dei test di intelligenza deve essere fatto con cautela e senso critico, considerando i limiti e le implicazioni etiche della misura psicologica.