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Ipermemoria autobiografica: studi scientifici

Nel vasto universo della memoria, esistono casi eccezionali in cui alcune persone possiedono un dono straordinario: l'ipermemoria autobiografica. Questa singolare capacità permette di ricordare con straordinaria precisione e dettaglio eventi del proprio passato, un talento al di là del comune. Nel 2016, abbiamo esplorato il mondo dell'ipermemoria in un articolo, e ora, con gioia, presentiamo i risultati dello studio svolto da ricercatori italiani tra il 2015 e il 2020. Un viaggio appassionante che potrebbe aprire nuovi sentieri nella comprensione della memoria e nella lotta contro la demenza.
L'ipermemoria autobiografica è un fenomeno raro, ma affascinante. Nel 2015, tre ricercatori italiani, Patrizia Campolongo, Valerio Santangelo e Simone Macri, hanno intrapreso uno studio pionieristico per indagare questa sorprendente abilità. Inizialmente, hanno individuato solo due soggetti con ipermemoria, vista la sua rarità. Questi partecipanti sono stati sottoposti a vari test di rievocazione di eventi passati, mentre la risonanza magnetica funzionale ha monitorato l'attività cerebrale durante i processi di accesso e elaborazione dei ricordi.
Nel corso degli anni, il numero dei partecipanti allo studio è salito a otto, e sono stati inclusi anche 21 soggetti di controllo con memoria normale. Questo ha permesso ai ricercatori di ottenere dati preziosi riguardanti le differenze tra gli ipermemori e il gruppo di controllo. Sorprendentemente, si è notato che le differenze si manifestavano soprattutto durante la fase di accesso al ricordo. Durante questo processo, gli individui con ipermemoria mostravano un aumento dell'attivazione della corteccia prefrontale mediale e una maggiore connettività con l'ippocampo. Questo suggerisce che l'ipermemoria consiste nella capacità di accedere a tracce mnestiche che sono generalmente fuori dalla portata degli altri, grazie al coinvolgimento del circuito prefontale-ippocampale.
Il secondo studio, condotto tra il 2018 e il 2020, si è concentrato sulla porzione ventro-mediale della corteccia prefrontale, osservando il suo ruolo nella rievocazione di ricordi molto vecchi, datati tra i 18 e i 20 anni prima. La risonanza magnetica funzionale ha dimostrato che questa specifica area cerebrale è più sviluppata e attiva nei soggetti con ipermemoria rispetto a quelli con memoria normale. Questa scoperta rivela un dato fondamentale: la comprensione dell'area cerebrale coinvolta nell'ipermemoria potrebbe rivelarsi cruciale per sviluppare nuove cure per la demenza.
Sebbene il cammino sia ancora lungo, i risultati di questi studi aprono un ventaglio di possibilità nel campo della ricerca sulla demenza. Capire esattamente quale regione del cervello è coinvolta nell'ipermemoria potrebbe rappresentare un punto di partenza fondamentale per lo sviluppo di nuove terapie. Il talento dell'ipermemoria, un tempo considerato un dono misterioso, si rivela ora una potenziale risorsa per il futuro.
L'ipermemoria autobiografica continua a essere oggetto di studi appassionanti, rivelando segreti preziosi sulla memoria e aprendo prospettive promettenti nella lotta contro la demenza. Le ricerche svolte da ricercatori italiani tra il 2015 e il 2020 hanno gettato luce su questo affascinante fenomeno, dimostrando il coinvolgimento del circuito prefrontale-ippocampale e della porzione ventro-mediale della corteccia prefrontale. Con tenacia e dedizione, i ricercatori continuano a indagare sempre più a fondo, con la speranza di trovare nuove cure per la demenza, sfruttando la meravigliosa capacità dell'ipermemoria autobiografica.

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