venerdì 23 febbraio 2024

Come cambia il pensiero dei bambini secondo la teoria di piaget

Jean Piaget è stato uno dei più influenti psicologi dello sviluppo, che ha studiato il processo di crescita e organizzazione delle capacità cognitive dei bambini, dalla nascita all’adolescenza. Secondo Piaget, lo sviluppo cognitivo è un processo attivo, in cui il bambino interagisce con l’ambiente e costruisce la propria conoscenza attraverso due meccanismi fondamentali: l’assimilazione e l’accomodamento.
L’assimilazione consiste nell’integrare le nuove informazioni nei propri schemi mentali preesistenti, cioè nelle rappresentazioni organizzate del mondo. 
L’accomodamento consiste nel modificare i propri schemi mentali per adattarli alle nuove esperienze, che non possono essere spiegate con le conoscenze precedenti. Questi due processi permettono al bambino di raggiungere un equilibrio tra la propria struttura cognitiva e la realtà esterna, che è il fine ultimo dell’intelligenza.
Piaget ha individuato quattro stadi principali dello sviluppo cognitivo, che si susseguono in modo sequenziale e universale, cioè indipendente dalla cultura e dall’educazione. Ogni stadio è caratterizzato da una modalità di pensiero diversa, che si basa sulle acquisizioni del precedente e che prepara a quelle del successivo. I quattro stadi sono:

  • Stadio sensomotorio (da 0 a 2 anni): il bambino esplora il mondo attraverso i sensi e le azioni, e sviluppa la coordinazione tra percezione e movimento. Il bambino acquisisce la permanenza dell’oggetto, cioè la consapevolezza che gli oggetti esistono anche quando non sono percepiti, e inizia a manifestare le prime forme di intenzionalità e di imitazione.
  • Stadio preoperatorio (da 2 a 7 anni): il bambino sviluppa la funzione simbolica, cioè la capacità di usare segni, parole e immagini per rappresentare la realtà. Il bambino inizia a usare il linguaggio, il gioco e il disegno come mezzi di espressione e di comunicazione. Il pensiero del bambino è però ancora egocentrico, cioè incapace di assumere il punto di vista altrui, e intuitivo, cioè basato sull’apparenza e non sulla logica.
  • Stadio operatorio concreto (da 7 a 12 anni): il bambino sviluppa la capacità di operare mentalmente, cioè di ragionare in modo logico e sistematico, ma solo su situazioni concrete e tangibili. Il bambino acquisisce i concetti di conservazione, cioè la comprensione che le proprietà degli oggetti non cambiano a seconda della loro forma o disposizione, e di classificazione, cioè la capacità di organizzare gli oggetti in categorie gerarchiche.
  • Stadio operatorio formale (da 12 anni in poi): il bambino sviluppa la capacità di operare mentalmente su situazioni astratte e ipotetiche, cioè di ragionare in modo deduttivo e di formulare ipotesi e teorie. Il bambino acquisisce i concetti di proporzionalità, cioè la capacità di stabilire relazioni quantitative tra le variabili, e di probabilità, cioè la capacità di valutare la possibilità che si verifichi un evento. Il bambino diventa capace di pensare in modo critico, creativo e riflessivo.

La teoria di Piaget ha avuto un grande impatto sulla psicologia e sulla pedagogia, in quanto ha evidenziato l’importanza di considerare il bambino come un costruttore attivo della propria conoscenza, e non come un semplice ricettore passivo di informazioni. 
La teoria di Piaget ha anche suggerito delle implicazioni educative, come la necessità di adeguare gli interventi didattici al livello di sviluppo cognitivo del bambino, di favorire l’apprendimento attraverso la scoperta e la manipolazione, e di stimolare il dialogo e il confronto tra i pari.

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