domenica 25 febbraio 2024

Perché obbediamo a ordini ingiusti? L’esperimento di Milgram

L’esperimento di Milgram fu ispirato dal processo al criminale nazista Adolf Eichmann, che si difese affermando di aver solo obbedito agli ordini dei suoi superiori. Milgram si chiese se fosse possibile che le persone comuni potessero commettere atrocità se istruite da un’autorità legittima. Per verificare questa ipotesi, Milgram ideò un esperimento in cui reclutò dei volontari, pagati 4,5 dollari l’ora, per partecipare a una presunta ricerca sulla memoria e sull’apprendimento.
I volontari, che credevano di essere stati sorteggiati casualmente, venivano assegnati al ruolo di insegnanti, mentre un complice dello sperimentatore, un uomo di 47 anni, si fingeva un allievo. L’insegnante doveva somministrare delle domande all’allievo, che era collegato a una macchina per le scosse elettriche, e infliggergli una scossa ogni volta che sbagliava la risposta. Le scosse aumentavano di intensità a ogni errore, da 15 a 450 volt, e venivano indicate con delle etichette come scossa leggera, scossa forte, pericolo: scossa severa, XXX. In realtà, l’allievo non riceveva nessuna scossa, ma simulava delle reazioni di dolore e di protesta, registrate in precedenza. Lo sperimentatore, vestito con un camice bianco, si trovava nella stessa stanza dell’insegnante e lo incitava a continuare l’esperimento, usando delle frasi standardizzate come per favore, continui, l’esperimento richiede che lei continui, non ha altra scelta, deve continuare.
L’obiettivo dello studio era di misurare la percentuale di insegnanti che obbedivano allo sperimentatore fino alla fine, somministrando la scossa massima di 450 volt, nonostante le suppliche e le grida dell’allievo.
Milgram ipotizzò che solo una minoranza di persone, circa il 3%, avrebbe obbedito fino in fondo, mentre la maggior parte si sarebbe ribellata o si sarebbe rifiutata di continuare.
I risultati, invece, furono sorprendenti e sconvolgenti: il 65% degli insegnanti obbedì allo sperimentatore e somministrò la scossa massima, mentre solo il 35% si fermò prima. Molti insegnanti mostravano segni di tensione, ansia, nervosismo, sudorazione, tremore, risate nervose, ecc. ma continuavano comunque a obbedire. Alcuni chiedevano allo sperimentatore se si sarebbe assunto la responsabilità delle conseguenze, altri esprimevano dubbi o rimorsi, ma pochi si opponevano fermamente o abbandonavano l’esperimento.
Milgram propose diverse spiegazioni, basate su vari fattori psicologici e sociali, tra cui:
  • Il ruolo sociale: gli insegnanti si identificavano con il ruolo che avevano assunto nell’esperimento, e si sentivano obbligati a portare a termine il loro compito, anche se questo andava contro la loro morale. Il ruolo sociale influenzava anche la percezione dell’allievo, che veniva visto come un oggetto di studio e non come una persona sofferente.
  • L’autorità legittima: gli insegnanti riconoscevano allo sperimentatore un’autorità legittima, in quanto rappresentante di una prestigiosa istituzione scientifica, e si fidavano della sua competenza e della sua responsabilità. L’autorità legittima esercitava anche una pressione sociale, che induceva gli insegnanti a conformarsi alle aspettative e alle norme dello sperimentatore.
  • La distanza psicologica: gli insegnanti erano fisicamente e psicologicamente distanti dall’allievo, che si trovava in un’altra stanza e con cui non avevano alcun contatto diretto. La distanza psicologica riduceva l’empatia e la compassione verso l’allievo, e facilitava la disumanizzazione e la de-responsabilizzazione degli insegnanti.
  • La graduazione dell’impegno: gli insegnanti erano gradualmente coinvolti nell’esperimento, iniziando con delle scosse lievi e aumentando di poco in poco l’intensità. La graduazione dell’impegno rendeva più difficile interrompere l’esperimento, in quanto gli insegnanti si sentivano coerenti e consistenti con le loro precedenti azioni, e non volevano ammettere di aver sbagliato.
Le implicazioni etiche e sociali dell’obbedienza
L’esperimento di Milgram ha avuto delle importanti implicazioni etiche e sociali, sia per quanto riguarda il tema dell’obbedienza all’autorità, sia per quanto riguarda la metodologia della ricerca psicologica. Ha mostrato come le persone comuni possano compiere azioni immorali o illegali se istruite da un’autorità legittima, e come questo possa spiegare alcuni fenomeni storici come il nazismo, il fascismo, il totalitarismo, ecc. Ha anche evidenziato la necessità di educare le persone al pensiero critico, alla coscienza morale, al rispetto dei diritti umani, alla resistenza civile, ecc. per prevenire e contrastare gli abusi di potere e le violenze perpetrate in nome dell’autorità.
Per quanto riguarda la metodologia della ricerca psicologica, l’esperimento di Milgram ha sollevato delle questioni etiche sulla liceità di sottoporre i partecipanti a situazioni di stress, di inganno, di manipolazione, ecc. senza il loro consenso informato e senza una adeguata protezione. 
L’esperimento di Milgram ha anche stimolato la formulazione di codici etici e di comitati etici per la tutela dei diritti e della dignità dei partecipanti alla ricerca psicologica.

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