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Still Face: cosa rivela l’esperimento di Tronick

L’interazione tra genitori e figli è uno degli aspetti più importanti per la crescita e il benessere dei bambini. Ma cosa succede quando questa interazione viene interrotta o alterata? Quali sono le conseguenze sullo sviluppo emotivo e cognitivo dei piccoli? Per rispondere a queste domande, possiamo fare riferimento a un famoso esperimento condotto dallo psicologo Ed Tronick negli anni '70, noto come il paradigma della still face.

Cos’è la still face?
La still face, che in italiano significa “faccia immobile”, è un esperimento che consiste nel filmare una normale interazione tra madre e bambino, in cui la madre partecipa attivamente al gioco con il suo figlio, utilizzando vocalizzi, contatto fisico ed espressioni facciali. Dopo un po’, però, la madre cambia improvvisamente il suo comportamento e assume un’espressione neutra e stabile, senza reagire alle sollecitazioni del bambino. Il bambino, a sua volta, cerca di richiamare l’attenzione della madre, aumentando i suoi tentativi di comunicazione fino al pianto disperato, ma senza ottenere risposta. Dopo alcuni minuti, la madre riprende a interagire normalmente con il bambino, che recupera il suo stato emotivo precedente.

Cosa dimostra l’esperimento?
L’esperimento della still face dimostra quanto sia importante per il bambino avere una madre (o un genitore) sensibile e responsiva, che sappia cogliere e rispondere ai suoi bisogni e alle sue emozioni. Quando questa interazione viene interrotta, il bambino prova stress, frustrazione, tristezza e rabbia, e cerca di ripristinare il contatto con la madre. Se non ci riesce, il bambino può arrivare a disinteressarsi dell’ambiente, a chiudersi in sé stesso o a mostrare segni di depressione o autismo. Questo significa che il bambino ha bisogno di una relazione sicura e stabile con il suo caregiver, che gli dia fiducia in se stesso e nel mondo.

Quali sono le implicazioni pratiche?
L’esperimento dello still face ci fa riflettere su come il nostro comportamento possa influenzare lo sviluppo dei nostri figli. Non si tratta di essere genitori perfetti, ma di essere consapevoli dell’importanza di comunicare con i nostri figli, non solo a parole, ma anche con il linguaggio del corpo, del viso e della voce. Questo vale soprattutto nei primi mesi e anni di vita, quando il bambino costruisce il suo attaccamento e la sua personalità. Ovviamente, ci sono momenti in cui non possiamo essere sempre presenti e disponibili per i nostri figli, per motivi di lavoro, di salute o di altro. In questi casi, è importante spiegare loro il motivo della nostra assenza, rassicurarli sul nostro amore e sul nostro ritorno, e cercare di mantenere una certa regolarità nelle nostre interazioni. Inoltre, è bene che i nostri figli abbiano anche altre figure di riferimento, come il padre, i nonni, gli zii, gli amici, che possano offrire loro sostegno e affetto.

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