lunedì 8 aprile 2024

L'esperimento carcerario di Stanford: un viaggio nell'abisso della natura umana

L’esperimento carcerario di Stanford, noto anche come Stanford Prison Experiment (SPE), è uno degli studi più noti e controversi nella storia della psicologia sociale. Condotta nel 1971 dal professore di psicologia Philip Zimbardo, questa ricerca aveva lo scopo di indagare gli effetti del potere e del ruolo sociale sul comportamento umano.
L’esperimento si svolse nell’agosto del 1971 nel seminterrato dell’edificio di psicologia dell’Università di Stanford. Ventiquattro studenti maschi furono selezionati per partecipare e furono assegnati casualmente ai ruoli di guardie e prigionieri in una prigione simulata. Gli studenti che interpretavano le guardie ricevettero uniformi, occhiali da sole a specchio e bastoni, ma furono istruiti a non usare violenza fisica. I “prigionieri” furono arrestati da veri poliziotti e portati nella prigione simulata, dove subirono una serie di umiliazioni e restrizioni.
Quasi immediatamente, le guardie iniziarono ad abusare del loro potere in modi che andavano oltre le aspettative degli sperimentatori. Alcune guardie si dimostrarono particolarmente crudeli, inventando punizioni sempre più severe e degradanti. I prigionieri, a loro volta, manifestarono segni di stress estremo e disperazione. 
L’esperimento, originariamente previsto per durare due settimane, fu interrotto dopo soli sei giorni a causa dell’intensità degli abusi e del deterioramento psicologico dei partecipanti.
L’SPE ha ricevuto numerose critiche per le sue implicazioni etiche e metodologiche. Alcuni hanno messo in dubbio la validità scientifica dell’esperimento, sostenendo che le guardie potrebbero essere state indotte a comportarsi in modo brutale dagli stessi sperimentatori1. Inoltre, l’esperimento ha sollevato importanti questioni sull’etica della ricerca psicologica, portando a un rafforzamento delle linee guida etiche e delle revisioni istituzionali per gli esperimenti con soggetti umani.
Nonostante tutto, l’SPE rimane un potente promemoria di come il contesto sociale e i ruoli assegnati possano influenzare profondamente il comportamento umano. 
Ci insegna che, sotto certe condizioni, le persone possono agire in modi che normalmente considererebbero inaccettabili. E questo ci deve necessariamente spingere a riflettere su chi siamo e sulla qualità delle nostre scelte.

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