Per violenza psicologica si intende quella serie di comportamenti che mira a svalutare una persona, ponendola in una condizione di subordinazione e danneggiandone il benessere psicologico ed emotivo. La violenza psicologica non riporta effetti fisici evidenti, come troviamo invece in quella fisica o in quella sessuale, ma i suoi effetti sono più difficili da riconoscere, sia per la vittima stessa che per un osservatore esterno. E talvolta, se questi comportamenti sono mossi nei confronti di una donna, purtroppo vengono ancora culturalmente accettati.
La vittima di violenza psicologica è di solito considerata dall’aggressore come una persona priva di valori, un “mero oggetto” su cui investire per proprie insoddisfazioni personali portandola ad accogliere questi pensieri ed a convincersi della posizione sociale attribuitagli dal medesimo aggressore. Secondo Marie-France Hirigoyen () , il rapporto molesto attraversa due fasi: la seduzione perversa, e la violenza palese. Durante la fase di seduzione la vittima viene destabilizzata fino a perdere la fiducia in se stessa. L’aggressore la attrae inviandole una buona immagine di sé e guadagnandosene così l’ammirazione; successivamente le rimanda un’immagine positiva di se stessa sfruttando i suoi istinti protettivi: le fa credere di essere libera ma, paradossalmente, lentamente la priva della propria libertà e del proprio senso critico. Tutto questo per limitare la sua capacità di difesa, inducendola ad obbedire e soccombere al suo potere, mettendo in atto un vero e proprio controllo mentale.
La violenza psicologica è più difficile da riconoscere ma l’isolamento che l’aggressore ritaglia intorno alla vittima e la dispercezione di sé, ovvero quando la vittima non è più in grado di riconoscere gli abusi come tali né di ricordare il suo valore come essere umano, ne sono fattori distintivi. E nonostante negli ultimi dieci anni in Italia la violenza fisica sessuale o psicologica sia diminuita, rimane radicato il problema che solo l’,% delle vittime denuncia gli abusi subiti. La forma di isolamento che viene creata attraverso questi comportamenti e la responsabilità che la vittima sentirà di avere verso l’aggressore determinano un fattore chiave per mantenere il controllo sulla vittima, facendo diventare così la vittima completamente dipendente dall’aggressore che diventa l’unica fonte di soddisfazione e di bisogno fondamentale.
Tra i comportamenti più comuni adottati dagli aggressori, troviamo la svalorizzazione di sé attraverso il sarcasmo, la derisione anche in pubblico e continue critiche e offese, alle sue idee, alle persone a cui è legato e alle cose che fa. La vittima viene continuamente svalutata fino ad indurla a credere di non valere nulla, viene trattata come un oggetto negandone autonomia e personalità.
Quali sono le conseguenze della violenza psicologica?
La violenza psicologica ha gravi conseguenze psicologiche a lungo termine. Le vittime possono sviluppare sintomi di ansia, depressione e disturbi post-traumatici da stress. L’effetto della violenza può influenzare negativamente l’autostima e la fiducia in se stesse, oltre a compromettere la capacità di creare relazioni sane. Inoltre, alcune persone cercano di gestire il trauma utilizzando sostanze, assumendo alcol o mangiando eccessivamente.
La violenza psicologica può anche avere ripercussioni sul piano fisico, causando disturbi come mal di testa, insonnia, problemi digestivi, dolori muscolari e alterazioni del ciclo mestruale. In alcuni casi, la violenza psicologica può sfociare in violenza fisica o sessuale, con il rischio di lesioni, gravidanze indesiderate, malattie sessualmente trasmissibili e persino la morte.
Come si può prevenire e contrastare la violenza psicologica?
Per prevenire e contrastare la violenza psicologica è necessario innanzitutto riconoscerla e denunciarla. Molte persone, infatti, non si rendono conto di essere vittime di violenza psicologica o minimizzano la gravità della situazione, per paura, vergogna, senso di colpa o speranza di cambiamento dell’aggressore. E’ importante, quindi, informarsi sui segnali di allarme, come il controllo eccessivo, la gelosia morbosa, le umiliazioni, le minacce, il ricatto emotivo, il disprezzo, l’isolamento sociale e familiare. Se si sospetta di essere vittime di violenza psicologica, è bene chiedere aiuto a persone di fiducia, a professionisti qualificati o a centri antiviolenza.
Per contrastare la violenza psicologica è fondamentale anche promuovere una cultura del rispetto e della parità. È necessario, inoltre, educare i giovani a relazioni sane e consapevoli, basate sul dialogo, la fiducia, la libertà e il reciproco sostegno. Infine, è essenziale sostenere le vittime di violenza psicologica, offrendo loro ascolto, comprensione, protezione e accompagnamento nel percorso di uscita dalla violenza e di ricostruzione della propria identità e autostima.