Gli hater online sono persone che si divertono a insultare, offendere, minacciare o diffamare altri utenti della rete, spesso senza motivo apparente. Si tratta di un fenomeno in crescita, che può avere conseguenze negative sia per le vittime che per i testimoni. Ma chi sono gli hater online? Cosa li spinge a comportarsi così? E come si può contrastare il loro odio?
Il profilo psicologico degli hater online
Uno studio pubblicato nel 2021 sulla rivista Frontiers in Psychology ha esplorato il profilo psicologico di persone che hanno postato commenti di odio online durante i Giochi Olimpici Invernali del 2018. I ricercatori hanno scoperto che gli hater online mostravano livelli elevati di un tratto specifico della Triade Oscura, ovvero la psicopatia. La psicopatia è caratterizzata da una mancanza di empatia, di rimorso e di autocontrollo, oltre che da una tendenza alla manipolazione, all’aggressività e alla ricerca di sensazioni forti. Gli hater online, quindi, sarebbero persone che non si preoccupano delle conseguenze delle loro azioni, che provano piacere nel ferire gli altri e che cercano di attirare l’attenzione su di sé.
Tuttavia, la psicopatia non è l’unico fattore che può spiegare il comportamento degli hater online. Altri elementi che possono influire sono:
- L’anonimato: la rete offre la possibilità di nascondere la propria identità o di creare dei falsi profili, che rendono più facile esprimere opinioni negative o provocatorie senza temere ripercussioni legali o sociali. L’anonimato, inoltre, riduce il senso di responsabilità e di colpa, e aumenta il distacco emotivo dalle vittime.
- L’effetto valanga: la rete favorisce la diffusione e la condivisione di informazioni, anche false o distorte, che possono generare delle reazioni a catena. Gli hater online, infatti, spesso si aggregano in gruppi o comunità virtuali, dove si rinforzano a vicenda le proprie convinzioni e si incitano a continuare le loro azioni. In questo modo, si crea una sorta di spirale dell’odio, che coinvolge sempre più persone e che diventa difficile da fermare.
- La dissonanza cognitiva: la rete permette di accedere a una grande varietà di fonti e di punti di vista, che possono entrare in contrasto con le proprie credenze o valori. Questo può generare uno stato di tensione psicologica, che spinge a cercare di ridurre la discrepanza tra le proprie opinioni e quelle altrui. Una delle strategie per farlo è quella di attaccare o sminuire chi la pensa diversamente, per confermare la propria superiorità o ragione.
Le conseguenze dell’odio online
L’odio online non è un fenomeno innocuo o trascurabile. Al contrario, può avere delle ripercussioni negative sia sul piano individuale che su quello collettivo. Tra le conseguenze più gravi, si possono citare:
- Il danno alla reputazione: l’odio online può danneggiare l’immagine e la credibilità di una persona o di un’organizzazione, compromettendone le opportunità professionali, sociali o affettive. In alcuni casi, l’odio online può sfociare in vere e proprie campagne di diffamazione, che possono portare a cause legali o a richieste di risarcimento.
- Il disagio psicologico: l’odio online può provocare stress, ansia, depressione, paura, rabbia, vergogna o senso di impotenza nelle vittime, che possono sentirsi isolate, incomprese o minacciate. In alcuni casi, l’odio online può indurre a comportamenti autolesivi o suicidari, o a reazioni violente o vendicative.
- L’incitamento all’odio: l’odio online può alimentare o esacerbare sentimenti di intolleranza, discriminazione, razzismo, sessismo, omofobia o xenofobia, che possono sfociare in azioni di violenza fisica o verbale, o in atti di terrorismo. L’odio online, inoltre, può minare la coesione sociale, il dialogo, il rispetto e la convivenza civile.
Le strategie per contrastare l’odio online
Per prevenire e contrastare l’odio online, è necessario intervenire su più livelli, coinvolgendo tutti gli attori coinvolti: gli hater, le vittime, i testimoni, i gestori delle piattaforme online e le autorità competenti. Alcune delle possibili strategie sono:
- L’educazione: è fondamentale educare gli utenti della rete a un uso consapevole, responsabile e rispettoso delle tecnologie digitali, promuovendo valori come l’empatia, la tolleranza, il dialogo e la cittadinanza digitale. A tal fine, si possono organizzare delle campagne di sensibilizzazione, dei corsi di formazione, dei laboratori o dei progetti scolastici, che coinvolgano sia i giovani che gli adulti.
- La moderazione: è importante che le piattaforme online adottino delle regole chiare e trasparenti per prevenire e sanzionare i comportamenti di odio online, come la rimozione dei contenuti offensivi, il blocco o la sospensione degli account, o la segnalazione alle autorità. A tal fine, si possono utilizzare dei sistemi di filtraggio automatico, dei moderatori umani, o dei meccanismi di feedback da parte degli utenti.
- La protezione: è essenziale che le vittime di odio online si proteggano da eventuali attacchi, adottando delle misure di sicurezza, come la modifica delle impostazioni di privacy, il cambio delle password, la cancellazione dei dati personali, o l’uso di pseudonimi. Inoltre, è consigliabile che le vittime non rispondano agli hater, ma li blocchino o li segnalino, e che cerchino sostegno da parte di amici, familiari o professionisti.
- La denuncia: è opportuno che le vittime e i testimoni di odio online denuncino i casi più gravi alle autorità competenti, come la polizia, la magistratura, o le associazioni di tutela dei diritti umani. A tal fine, è utile conservare le prove dell’odio online, come le schermate, i messaggi, i commenti, o i link, e documentare le circostanze, le date, gli orari e gli autori degli attacchi.
L’odio online può avere delle conseguenze negative sia per le vittime che per la società, e richiede delle strategie di prevenzione e di contrasto. Solo così si potrà creare una rete più sicura, civile e inclusiva, dove il rispetto e il dialogo prevalgano sull’odio e sulla violenza.
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