mercoledì 3 aprile 2024

Sradicati: l’impatto psicologico dell’espatrio

L’espatrio è il processo di trasferimento da un paese di origine a un paese ospitante, per un periodo di tempo più o meno lungo, per motivi diversi. Si può espatriare per seguire il proprio partner, per cercare nuove opportunità di lavoro o di studio, per realizzare un sogno o un progetto, per vivere un’esperienza diversa o per sfuggire a una situazione difficile. L’espatrio può essere volontario o forzato, pianificato o improvvisato, temporaneo o definitivo.

Quali sono gli effetti psicologici dell’espatrio?
L’espatrio comporta dei cambiamenti significativi nella vita di una persona, che possono avere delle ripercussioni psicologiche positive e negative. Tra gli effetti positivi, si possono citare:
  • L’apertura mentale. Espatriare significa entrare in contatto con una cultura diversa dalla propria, con le sue usanze, le sue tradizioni, i suoi valori e le sue credenze. Questo può stimolare la curiosità, l’interesse e il rispetto verso l’altro, e favorire lo sviluppo di una mentalità più flessibile, tollerante e critica.
  • L’arricchimento personale. Espatriare significa affrontare delle sfide, superare delle difficoltà, risolvere dei problemi e raggiungere degli obiettivi. Questo può rafforzare la fiducia, l’autostima e la resilienza di una persona, e aiutarla a scoprire e a valorizzare le proprie risorse, i propri talenti e le proprie potenzialità.
  • L’arricchimento professionale. Espatriare significa acquisire delle competenze, delle conoscenze, delle esperienze e delle opportunità nel campo lavorativo o accademico. Questo può migliorare il curriculum, la carriera e la retribuzione di una persona, e renderla più qualificata, competente e competitiva nel mercato globale.
  • L’arricchimento culturale. Espatriare significa imparare una nuova lingua, scoprire una nuova storia, una nuova geografia, una nuova arte e una nuova cucina. Questo può ampliare gli orizzonti, le prospettive e i gusti di una persona, e renderla più colta, cosmopolita e multiculturale.
Tra gli effetti negativi, si possono citare:
  • Lo scontro culturale. Espatriare significa confrontarsi con una cultura diversa dalla propria, che può essere fonte di disorientamento, confusione e stress. Si possono incontrare delle difficoltà di comunicazione, di relazione, di funzionamento e di identità, che possono provocare frustrazione, rabbia, ansia e depressione.
  • La nostalgia. Espatriare significa lasciare il proprio paese di origine, con le sue persone, i suoi luoghi e le sue cose. Si possono provare dei sentimenti di malinconia, di solitudine e di perdita, che possono impedire di vivere il presente, di aprirsi al nuovo e di costruire il futuro.
  • La perdita di riferimenti. Espatriare significa cambiare il proprio contesto di vita, con le sue abitudini, le sue regole, le sue norme e i suoi valori. Si possono perdere dei punti di riferimento, dei sensi di appartenenza, di sicurezza e di continuità, che possono generare senso di vuoto, di smarrimento e di crisi.
Come ritrovare il proprio equilibrio?
L’espatrio è un processo dinamico e individuale, che richiede tempo, pazienza e impegno. Non esiste una formula magica per ritrovare il proprio equilibrio, ma ci sono delle strategie che possono aiutare a gestire al meglio gli effetti psicologici dell’espatrio. Ecco alcuni consigli:
  • Prepararsi all’espatrio. Prima di partire, è bene informarsi sul paese ospitante, sulla sua cultura, sulla sua lingua, sui suoi servizi e sulle sue opportunità. È bene anche definire i propri obiettivi, le proprie aspettative e le proprie motivazioni. È bene infine organizzare i propri documenti, i propri bagagli e i propri affari.
  • Adattarsi al paese ospitante. Dopo l’arrivo, è bene esplorare il paese ospitante, scoprire le sue bellezze, le sue risorse e le sue sfide. È bene anche imparare la sua lingua, le sue tradizioni, le sue regole e i suoi valori. È bene infine essere aperti, flessibili e positivi verso la nuova realtà, senza giudicare, confrontare o idealizzare.
  • Mantenere il contatto con il paese di origine. Durante il soggiorno, è bene mantenere il contatto con il paese di origine, con le sue persone, i suoi luoghi e le sue cose. È bene anche esprimere i propri sentimenti, sia positivi che negativi, a se stessi o a qualcuno di fiducia. È bene infine accettare la nostalgia, senza lasciarsi sopraffare o isolare.
  • Creare il proprio spazio. Nel corso del tempo, è bene creare il proprio spazio, con le proprie abitudini, le proprie attività, le proprie passioni e i propri interessi. È bene anche creare la propria rete, con le proprie relazioni, le proprie amicizie, le proprie collaborazioni e le proprie appartenenze. È bene infine creare la propria identità, con i propri valori, le proprie credenze, le proprie opinioni e il proprio senso di sé.
  • Prendersi cura di sé. In ogni momento, è bene prendersi cura di sé, con delle abitudini sane, come dormire bene, mangiare bene e fare attività fisica. È bene anche dedicare del tempo a se stessi, a fare ciò che si ama, a rilassarsi, a meditare o a pregare. È bene inoltre chiedere aiuto, quando necessario, a dei professionisti, come dei medici, dei psicologi o dei consulenti.
L’espatrio è una scelta che può avere degli effetti psicologici positivi e negativi. 
Con le giuste strategie, si può vivere questa esperienza come un’opportunità di crescita, di arricchimento e di felicità.

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