venerdì 31 maggio 2024

Cosa significa essere aperti mentalmente e perché è importante

L’apertura mentale è una virtù che si manifesta nella capacità di accogliere e valutare diverse prospettive senza pregiudizi. Questo articolo esplora l’importanza di evitare giudizi assoluti e di riconoscere la complessità intrinseca nelle opinioni e nelle idee.
I giudizi assoluti sono spesso il risultato di una visione limitata del mondo, una che non tiene conto della ricchezza e della varietà delle esperienze umane. Quando etichettiamo persone o idee in termini bianchi o neri, ci priviamo dell’opportunità di apprendere e crescere. L’apertura mentale ci invita a sospendere il giudizio e ad ascoltare con l’intento di comprendere, non solo di rispondere.
Ogni opinione è il prodotto di un contesto unico, di esperienze personali e di una serie di influenze culturali e sociali. Riconoscere che ogni punto di vista ha diverse sfaccettature significa accettare che la verità spesso si trova nella complessità, non nella semplificazione. L’apertura mentale ci permette di esplorare queste sfaccettature e di arricchire la nostra comprensione del mondo.
La chiusura mentale crea barriere. Limita la nostra capacità di connetterci con gli altri e di apprezzare la diversità di pensiero che arricchisce le nostre società. Quando ci chiudiamo alle nuove idee, ci isoliamo e limitiamo il nostro potenziale di crescita personale e collettiva.
Promuovere l’apertura mentale significa incoraggiare un dialogo costruttivo, dove le idee possono essere scambiate liberamente e dove l’apprendimento è un processo continuo. In un mondo sempre più interconnesso, l’abilità di rimanere aperti e curiosi non è solo desiderabile, ma essenziale.

mercoledì 29 maggio 2024

La zona di comfort: davvero è un male restarne all'interno?

La zona di comfort è uno spazio in cui ci sentiamo al sicuro e protetti, ma che allo stesso tempo limita la nostra crescita. Non si tratta solo di un luogo fisico, ma di un concetto mentale che influisce sulle nostre abitudini quotidiane e sul nostro modo di pensare.
Nel 1908, gli psicologi Robert M. Yerkes e John D. Dodson condussero un esperimento classico che portò alla definizione della zona di comfort. Spiegarono che uno stato di relativo benessere genera un livello costante di rendimento.
La zona di comfort può essere il divano del salotto su cui preferiamo riposare anziché esplorare il mondo, i negozi in cui compriamo abitualmente, il lavoro che svolgiamo da anni o la località delle nostre vacanze annuali.
È anche il nostro modo di rispondere alle critiche, affrontare opportunità rischiose e relazionarci con gli altri.
È uno “spazio” che conosciamo bene e in cui controlliamo quasi tutto. Le abitudini che seguiamo ci permettono di costruire la nostra zona di comfort, riducendo l’incertezza e creando una sensazione di sicurezza.
Tuttavia, per migliorare le prestazioni, dobbiamo sperimentare un certo grado d’ansia, uscendo dai confini della nostra zona di comfort. Questo spazio, chiamato “ansia ottimale,” si trova appena al di fuori dei confini della zona di comfort.
La “Legge di Yerkes-Dodson” illustra questa relazione tra ansia e prestazioni.
Rimanere all’interno della zona di comfort significa evitare rischi e incertezze, adottando un atteggiamento passivo verso la vita.
Per crescere, dobbiamo superare la zona di comfort. Fuori da essa accadono cose magiche: avviene il cambiamento e la crescita personale. Tuttavia, è importante trovare un equilibrio. Oltre la zona di comfort si trova anche la zona di panico, dove l’ansia è troppo alta e ci destabilizza.

Per superare la zona di comfort, dobbiamo:
  • Accettare l’incertezza: abbracciare nuove esperienze e sfidare le nostre convinzioni.
  • Sperimentare: provare cose diverse, anche se ci sentiamo ansiosi.
  • Imparare: crescere attraverso l’apprendimento continuo.
Espandere il nostro orizzonte: esplorare nuovi luoghi, conoscere nuove persone e affrontare nuove sfide.
La zona di comfort è un luogo familiare ma limitante. Per crescere, dobbiamo spingerci oltre i suoi confini e abbracciare l’ignoto.

lunedì 27 maggio 2024

Cosa significa essere autentici e perché è importante

L’intelligenza emotiva gioca un ruolo cruciale nel modellare le nostre interazioni quotidiane. Una componente fondamentale di questa intelligenza è la capacità di evocare reazioni emotive autentiche ed equilibrate negli altri. Questo non solo riflette maturità emotiva ma stabilisce anche la base per relazioni interpersonali sane e costruttive.
La comunicazione autentica è l’antitesi dell’inganno e della manipolazione. Quando una persona socialmente intelligente comunica, lo fa con l’intento di comprendere e connettersi, non di impressionare o suscitare pietà. Questo approccio genuino incoraggia un dialogo aperto e onesto, dove le emozioni vengono condivise e comprese, non esagerate o represse.
Un equilibrio emotivo implica la capacità di navigare tra la propria gamma di emozioni senza lasciarsi sopraffare o diventare insensibili. In una conversazione, questo significa saper ascoltare e rispondere in modo che sia rispettoso dei sentimenti altrui, promuovendo un ambiente in cui tutti si sentano ascoltati e valorizzati.
La social intelligence richiede una consapevolezza delle proprie emozioni e di quelle altrui. Una persona socialmente intelligente riconosce l’impatto che le parole e le azioni possono avere sugli altri e si assume la responsabilità di questo impatto. Invece di cercare di scatenare reazioni emotive esagerate, si concentra su risposte misurate che rispecchiano comprensione ed empatia.
Suscitare reazioni emotive autentiche ed equilibrate non è solo una questione di buone maniere; è un segno di maturità emotiva e intelligenza sociale. Questo tipo di comunicazione costruisce fiducia e rispetto reciproci, elementi essenziali per qualsiasi relazione significativa. 
Promuovere e praticare questo tipo di interazione è importante, poiché ha il potere di trasformare positivamente le nostre vite e le comunità in cui viviamo.

venerdì 24 maggio 2024

Non aspettare per essere felice: inizia ora

In una società che ci insegna a rimandare la felicità in attesa di grandi eventi o successi, è facile cadere nella trappola dell’attesa perpetua. Ma la verità è che la felicità è un viaggio, non una destinazione, e aspettare il momento “giusto” può significare non viverla mai veramente.
La felicità è un’emozione che può essere sperimentata in ogni momento della vita, non solo dopo aver raggiunto certi traguardi. È importante riconoscere che ogni giorno offre opportunità per gioire.
Rimandare i nostri desideri o la nostra felicità per un futuro indefinito può portare ad aspettare per sempre. 
Invece, agire subito, anche con piccoli passi, ci permette di vivere pienamente e di apprezzare il percorso verso i nostri obiettivi.
Per superare la tendenza a procrastinare la felicità, possiamo iniziare con una domanda: “Cosa posso fare oggi per essere felice?” e poi agiamo di conseguenza.
Non c’è bisogno di aspettare un evento straordinario per essere felici. La felicità è una scelta che possiamo fare ogni giorno, in ogni momento.
Inizia ora, e non rimandare la tua gioia. Te lo meriti.

mercoledì 22 maggio 2024

Come rispondere agli insulti

Nella vita, può capitare di dover affrontare critiche e insulti. Come possiamo gestire queste situazioni in modo efficace e rispettoso? Ecco alcune strategie per affrontare critiche e insulti con compostezza:
Valuta la situazione: non sempre è necessario rispondere agli insulti. A volte, ignorare l’offesa è la scelta migliore. Considera se l’insulto merita una risposta o se è meglio lasciarlo passare. Se ritieni che sia opportuno, puoi far notare all’altro che il suo atteggiamento aggressivo non è appropriato. 
Mantieniti calmo e dignitoso: quando ricevi un insulto o una critica, respira profondamente e cerca di non farti trasportare dalle emozioni. Rispondi con compostezza e senza cadere nel gioco dell’aggressione.
Utilizza l’intelligenza e l’umorismo: evita di rispondere agli insulti con parole offensive o minacce. Cerca invece di trovare una risposta intelligente o una battuta spiritosa che possa distendere la tensione. Ricorda che l’umorismo può essere un ottimo alleato per affrontare situazioni difficili.
Non colpevolizzarti mai: l’insulto dice più sulla persona che lo pronuncia che su di te. Non prendertela troppo a cuore e non colpevolizzarti per ciò che hai ricevuto. Ricorda: l’insulto disonora chi lo pronuncia, non chi lo riceve. Mantieni la tua dignità e non lasciarti coinvolgere in una spirale negativa.
Pianifica una risposta adeguata: Se sei spesso oggetto di insulti, prepara delle risposte pronte da utilizzare in caso di situazioni simili. In questo modo, sarai più sicuro di te e pronto a gestire l’attacco.
Ricorda che rispondere agli insulti con intelligenza e calma ti aiuterà a mantenere la tua dignità e a non farti sopraffare dalle persone insolenti. Buona fortuna! 

lunedì 20 maggio 2024

Genere e sessualità: una guida per capire le differenze

Il genere e la sessualità sono due aspetti fondamentali dell’identità e dell’espressione di ogni persona. Tuttavia, spesso si confondono o si usano in modo improprio i termini che li descrivono. In questo articolo cercheremo di fare chiarezza e di fornire una panoramica delle principali definizioni e categorie che riguardano il genere e la sessualità.

Cos’è il genere?
Il genere è il senso interno di essere maschio, femmina, o qualcos’altro, che può o non può corrispondere al sesso di un individuo assegnato alla nascita o alle caratteristiche sessuali. Il genere è un concetto separato e diverso dalla sessualità. Il genere è collegato alle nozioni socialmente costruite di maschilità e femminilità; non è necessariamente un prodotto diretto del sesso biologico. 

Esistono diverse identità di genere, che possono essere raggruppate in tre macro-categorie:
Cisgender: persone che si identificano con il genere corrispondente al loro sesso biologico. Ad esempio, una persona nata con i genitali femminili che si sente donna è cisgender.
Transgender: persone che si identificano con un genere diverso dal loro sesso biologico. Ad esempio, una persona nata con i genitali maschili che si sente donna è transgender. Alcune persone transgender possono ricorrere a interventi chirurgici o ormonali per adeguare il loro corpo al genere verso il quale si identificano. Queste persone sono chiamate transessuali.
Non-binary: persone che non si identificano né come maschi né come femmine, o che si identificano con entrambi o con nessuno dei due. Queste persone possono usare termini come genderqueer, genderfluid, bigender, agender, ecc. per descrivere la loro identità di genere.

Cos’è la sessualità?
La sessualità è l’insieme delle attrazioni e dei comportamenti che riguardano la sfera sessuale e affettiva di una persona. La sessualità non dipende dal genere o dal sesso biologico, ma è una dimensione individuale e variabile nel tempo. La sessualità può essere espressa in diversi modi, tra cui:
Orientamento sessuale: indica verso chi si prova attrazione sessuale o romantica. Esistono diversi orientamenti sessuali, tra cui:
Eterosessuale: chi prova attrazione verso persone del sesso opposto al proprio.
Omosessuale: chi prova attrazione verso persone dello stesso sesso del proprio. Le persone omosessuali possono definirsi anche gay (se sono maschi) o lesbiche (se sono femmine).
Bisessuale: chi prova attrazione verso persone di entrambi i sessi.
Asessuale: chi non prova attrazione sessuale verso nessuno.
Pansessuale: chi prova attrazione verso persone indipendentemente dal loro sesso o genere.
Altri: esistono altri orientamenti sessuali meno diffusi o conosciuti, come ad esempio demisessuale, polisessuale, ecc.

Conoscere il genere e la sessualità è importante per diverse ragioni, tra cui:
Rispetto: riconoscere e accettare le differenze e le sfumature che esistono tra le persone in termini di genere e sessualità è un segno di civiltà. Usare i termini appropriati e i pronomi corretti per riferirsi alle persone è un modo per mostrare rispetto.
Informazione: informarsi e informare gli altri sulle questioni di genere e sessualità è un modo per combattere i pregiudizi, gli stereotipi, le discriminazioni e le violenze che spesso colpiscono le persone che non si conformano alle norme sociali. L’informazione è anche un mezzo per promuovere la salute, la prevenzione, l’educazione e il benessere sessuale.
Autoconsapevolezza: esplorare e comprendere il proprio genere e la propria sessualità è un processo di autoconsapevolezza e di crescita personale. Ogni persona ha il diritto di esprimere liberamente la propria identità e la propria sessualità, nel rispetto di se stessa e degli altri.

Spero che questo articolo sia stato utile e/o interessante. Se hai domande o commenti, puoi scrivermi in qualsiasi momento.

venerdì 17 maggio 2024

Perché pensiamo di meritarci che ci accada qualcosa di brutto?

A volte, nel profondo della nostra psiche, si annida la convinzione che meritiamo di vivere eventi negativi. Questo fenomeno, noto come autocolpevolizzazione, può avere radici profonde e variegate.
Le origini di questa convinzione possono essere rintracciate nell’infanzia, dove le figure autoritarie possono averci inculcato l’idea che ogni errore o fallimento fosse una diretta conseguenza dei nostri comportamenti. Crescendo, internalizziamo questi messaggi fino a credere che qualsiasi cosa negativa che ci accade sia un “giusto” ritorno di karma per le nostre azioni passate.
Questa mentalità può avere un impatto significativo sulla nostra salute mentale. Può portare a depressione, ansia, e una bassa autostima. Inoltre, può influenzare le nostre relazioni e le scelte di vita, facendoci sentire indegni di felicità o successo.
Per superare questa mentalità, è importante lavorare sull’autocompassione e sul riconoscimento che l’errore è parte integrante dell’esperienza umana. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) può essere utile per sfidare e cambiare questi schemi di pensiero negativi.
Riconoscere che non meritiamo eventi negativi è il primo passo verso la guarigione e l’accettazione di sé. È un percorso che richiede tempo e pazienza, ma che può portare a una maggiore serenità e al benessere psicologico.

mercoledì 15 maggio 2024

Cambiare il modo di pensare per vivere meglio

Il modo in cui pensiamo influenza profondamente la nostra vita e il nostro benessere. Ecco alcune strategie per migliorare il nostro modo di pensare:
1. Pratica la meditazione: la meditazione aumenta la consapevolezza e la chiarezza mentale. Attraverso la pratica regolare, possiamo imparare a osservare i nostri pensieri senza giudizio e a sviluppare una mente più flessibile.
2. Leggi libri stimolanti: espandere le proprie conoscenze attraverso la lettura di libri può aprire nuove prospettive e sfidare i vecchi schemi mentali. Libri su psicologia, filosofia o esperienze di vita possono essere particolarmente utili.
3. Esplora nuove prospettive: sii aperto a considerare punti di vista diversi. Ascolta le opinioni degli altri e cerca di vedere le situazioni da angolazioni diverse. Questo può aiutarti a superare la rigidità mentale.
4. Partecipa a discussioni intellettuali: coinvolgiti in conversazioni che richiedono pensiero critico. Discutere argomenti complessi con altre persone ti sfiderà a considerare diverse prospettive e ad adattare il tuo modo di pensare.
Ricorda che cambiare il modo di pensare richiede impegno e pratica costante. Ma con il tempo, puoi sviluppare una mente più elastica e creativa, che ti aiuterà a reagire meglio agli imprevisti e alle sfide quotidiane.

lunedì 13 maggio 2024

I traumi infantili riverberano nella psiche degli adulti

L’infanzia è un periodo fondamentale per lo sviluppo della personalità, delle capacità cognitive e delle relazioni sociali. Tuttavia, per molti bambini, l’infanzia è anche un periodo di sofferenza, violenza e abbandono. Queste esperienze negative possono lasciare cicatrici profonde nella psiche degli individui, che si manifestano in vari modi nell’età adulta.
I traumi infantili sono eventi dolorosi e spesso traumatici che possono accadere durante l’infanzia e avere conseguenze significative nella vita adulta. Questi traumi possono includere:
  • Abusi fisici, sessuali o emotivi
  • Trascuratezza
  • Violenza domestica
  • Perdite significative come la morte di un genitore o un divorzio conflittuale
  • Bullismo
  • Disastri naturali o guerre
Questi eventi possono provocare nel bambino una sensazione di paura, impotenza, colpa, vergogna e isolamento. Il bambino può anche sviluppare meccanismi di difesa, come la negazione, la dissociazione, la repressione o la proiezione, per evitare di affrontare il dolore e il trauma.
Le conseguenze dei traumi infantili possono essere molteplici e durature. Le persone che hanno vissuto esperienze traumatiche durante l’infanzia possono sviluppare:
  • Disturbi dell’umore, come depressione e ansia
  • Disturbi post-traumatici da stress
  • Disturbi della personalità, come borderline o narcisistico
  • Disturbi psicotici, come schizofrenia o disturbo bipolare
  • Problemi di autostima e di identità
  • Difficoltà nelle relazioni interpersonali e nella fiducia
  • Comportamenti autodistruttivi o dipendenze
  • Problemi fisici, come malattie croniche, insonnia o disturbi alimentari
Queste conseguenze possono influenzare negativamente la qualità della vita degli adulti, limitando le loro opportunità, il loro benessere e la loro felicità.

I traumi infantili non sono una condanna a vita. È possibile superare le conseguenze negative e vivere una vita più sana e appagante. Per farlo, è necessario:
  • Riconoscere e accettare il trauma vissuto, senza negarlo o minimizzarlo
  • Esprimere e elaborare le emozioni associate al trauma, senza reprimerle o evitarle
  • Cercare il supporto di persone di fiducia, come familiari, amici o professionisti
  • Seguire una terapia psicologica adeguata, che possa aiutare a guarire le ferite del passato e a sviluppare nuove risorse e strategie
  • Prendersi cura di sé, praticando attività che favoriscano il benessere fisico, mentale e spirituale

Affrontare i traumi infantili non è facile, ma è possibile. Con il tempo, la pazienza e l’aiuto, si può riscoprire il proprio valore, la propria forza e la propria gioia di vivere.


venerdì 10 maggio 2024

Perché ci sentiamo in dovere di giustificare il nostro diritto di esistere?

La questione del diritto di esistere è profondamente radicata nella nostra ricerca di significato e accettazione. Questa necessità di giustificazione può derivare da  fattori psicologici e sociali.
Dal punto di vista psicologico, la necessità di giustificare la nostra esistenza può essere legata a traumi e trascuratezza nella prima infanzia, che a loro volta generano insicurezze personali e ricerca di validazione. 
Le influenze sociali giocano un ruolo cruciale. Viviamo in una società che valuta le persone in base al loro contributo produttivo, al successo e al riconoscimento sociale. Questo può portare gli individui a sentirsi come se dovessero guadagnarsi il loro posto nel mondo.
Per superare questa necessità, è importante lavorare sull’autoaccettazione e sulla comprensione che il nostro valore non è determinato dalle nostre prestazioni o dal giudizio altrui. Tecniche come la mindfulness e la meditazione possono aiutare a centrare i nostri pensieri sul presente e a ridurre l’auto-giudizio.
Riconoscere che abbiamo il diritto di esistere senza dover dimostrare nulla è fondamentale per il nostro benessere psicologico. È un viaggio verso l’autenticità e la libertà interiore che ci permetterà di vivere felici.

mercoledì 8 maggio 2024

Burnout nelle professioni sanitarie

Il burnout è una sindrome di disagio psicofisico che colpisce le professioni coinvolte quotidianamente in attività che comportano continue relazioni con persone che vivono una situazione di disagio e sofferenza. Queste professioni, spesso denominate “professioni di aiuto,” includono figure come infermieri, medici, psicologi, OSS e assistenti sociali.
Il termine “burnout” fu inizialmente utilizzato nel contesto sportivo negli anni '30 per descrivere atleti che, dopo aver ottenuto successi significativi, non riuscivano più a mantenere le prestazioni agonistiche.
Nel 1970, la psichiatra statunitense Dr.ssa Cristina Maslach riprese il termine per descrivere una serie di disturbi comportamentali che colpivano i professionisti coinvolti in relazioni interpersonali ad alto impatto emotivo.
Dapprima associato alle professioni sanitarie, il burnout si è poi esteso a tutte le categorie di lavoratori a contatto costante con il pubblico.
La sindrome del burnout viene descritta attraverso tre dimensioni principali:
  • Esaurimento emozionale: l’operatore perde interesse verso le persone a cui è indirizzata la sua attività.
  • Depersonalizzazione: si manifesta come una sorta di disconnessione emotiva nei confronti dei pazienti o dei clienti.
  • Riduzione delle capacità professionali: l’operatore percepisce una diminuzione delle proprie capacità lavorative.
Il burnout si sviluppa anche in situazioni in cui c’è una forte discordanza tra la natura del professionista e quella dell’ambiente lavorativo. Non è solo un problema individuale, ma anche sociale, dipendente dal contesto lavorativo e dalle modalità di interazione tra le persone e può coinvolgere l’intera struttura organizzativa.
I dirigenti hanno un ruolo cruciale nella prevenzione e nella riduzione della sindrome.
La consapevolezza, la formazione e la promozione del benessere lavorativo sono fondamentali per contrastare il burnout nelle professioni sanitarie.
Il burnout rappresenta una sfida significativa per gli operatori sanitari, ma con strategie adeguate, possiamo mitigarne gli effetti e preservare la salute mentale e fisica di coloro che dedicano la loro vita al servizio degli altri.

lunedì 6 maggio 2024

Baby Reindeer: recensione no spoiler della serie Netflix sullo stalking

Baby Reindeer, la nuova miniserie Netflix basata sulla storia vera del comico Richard Gadd, non è un'opera che lascia indifferenti. Con un'onestà brutale e un tocco di umorismo nero, la serie esplora le conseguenze devastanti dello stalking e del trauma, spingendo lo spettatore a confrontarsi con questioni profonde e complesse.
Donny, un barista e aspirante comico con un passato difficile, vede la sua vita sconvolta dall'arrivo di Martha, una donna disturbata che inizia a perseguitarlo. Attraverso la loro relazione tormentata, la serie ci porta a scavare nelle fragilità di Donny, costretto ad affrontare i fantasmi del suo passato e a fare i conti con la sua identità.
Le interpretazioni di Richard Gadd e Jessica Gunning sono intense e coinvolgenti. Gadd, attraverso il suo personale viaggio emotivo, dona una spessore unico al personaggio di Donny, mentre la Gunning offre una rappresentazione disturbante e complessa di Martha. La loro alchimia sullo schermo è palpabile e contribuisce a rendere la serie ancora più memorabile.
La trama è avvincente e ricca di colpi di scena, che tengono lo spettatore incollato allo schermo fino all'ultima puntata. La sceneggiatura è ben strutturata e ricca di dialoghi profondi e toccanti. La serie sfida lo spettatore a mettere in discussione le proprie convinzioni, offrendo una narrazione che si sviluppa in modo imprevedibile e affascinante.
Un aspetto da sottolineare è la capacità della serie di mescolare sapientemente elementi di commedia dark con dramma psicologico. Questo connubio crea un'atmosfera unica e coinvolgente, che rende Baby Reindeer un'esperienza televisiva davvero speciale. L'umorismo nero, utilizzato con intelligenza, alleggerisce la tensione e permette di affrontare tematiche serie con un approccio più leggero.
Baby Reindeer non si limita a raccontare un caso di stalking, ma offre una profonda riflessione sui traumi psicologici e su come questi possono condizionare la vita di una persona. La serie affronta con sensibilità e realismo tematiche delicate come l'abuso, il consenso e la salute mentale, evitando accuratamente qualsiasi sensazionalismo.
Oltre ad intrattenere, Baby Reindeer stimola importanti riflessioni su temi sociali attuali come la salute mentale e la sicurezza personale. La serie invita a un dialogo necessario su come la società affronta queste problematiche e su come possiamo supportare coloro che hanno subito traumi simili a quelli di Donny. 
Baby Reindeer è più di una semplice serie televisiva: è un'esperienza che invita alla riflessione e che può lasciare un'impressione duratura sugli spettatori. Un viaggio che vale la pena intraprendere, non solo per la sua narrativa coinvolgente, ma soprattutto per le importanti questioni sociali che solleva.
Consigliato a tutti coloro che cercano una serie profonda, toccante e che faccia riflettere. I temi trattati sono forti, ma la vivacità della trama e la bravura degli attori rendono la visione piacevole e coinvolgente. Baby Reindeer è una serie che vi lascerà a lungo a pensare.

domenica 5 maggio 2024

Come identificare una cultura aziendale tossica durante un colloquio di lavoro

Trovare il lavoro dei propri sogni non è solo una questione di competenze e opportunità: anche l’ambiente in cui si lavora è fondamentale per il proprio benessere. Una cultura aziendale tossica può avere un impatto negativo sulla salute mentale, sulla produttività e sulla soddisfazione personale. Ma come puoi riconoscerla prima di accettare un’offerta di lavoro? Ecco alcuni segnali a cui prestare attenzione durante un colloquio.

  1. Osserva l’atmosfera dell’ufficio Se il colloquio si svolge in sede, presta attenzione all’ambiente. I dipendenti sembrano stressati o insoddisfatti? Ci sono segni di tensione, come discussioni a voce alta o silenzi imbarazzanti? Un clima negativo potrebbe essere un indicatore di problemi più profondi.

  2. Chiedi delucidazioni sui valori aziendali Durante il colloquio, chiedi informazioni sui valori e sulla missione dell’azienda. Se il reclutatore non è in grado di rispondere in modo chiaro o sembra sorvolare sull’argomento, potrebbe essere un segnale che i valori dichiarati non sono realmente praticati.

  3. Analizza le risposte alle tue domande Fai domande specifiche sulla gestione del personale, sulla comunicazione interna e sulle opportunità di crescita. Risposte vaghe, frasi retoriche o eccessivamente generiche possono indicare una mancanza di trasparenza o di strutture adeguate.

  4. Presta attenzione al comportamento del reclutatore Il modo in cui vieni trattato durante il processo di selezione è un riflesso della cultura aziendale. Se il reclutatore è disorganizzato, poco rispettoso dei tempi o sembra disinteressato, è probabile che queste dinamiche siano comuni anche all’interno dell’azienda.

  5. Informati sulle politiche aziendali Chiedi informazioni su aspetti come il bilanciamento tra vita privata e lavoro, le ferie e le politiche di supporto ai dipendenti. Fai attenzione alle promesse di benefit futuri che non corrispondono a vantaggi attuali tangibili. Un’azienda che evita di affrontare questi temi o che sembra avere regole troppo rigide potrebbe non favorire un ambiente sano.

  6. Fai ricerche online Consulta siti di recensioni aziendali e piattaforme professionali per leggere le opinioni di ex e attuali dipendenti. Anche se non tutto ciò che leggi sarà necessariamente vero, un numero elevato di recensioni negative è un campanello d’allarme.

  7. Valuta la comunicazione interna Se hai l’opportunità di parlare con altri membri del team, chiedi come vengono prese le decisioni e gestiti i conflitti. Un’azienda con una comunicazione trasparente e rispettosa tende a essere più sana e collaborativa.

  8. Fai caso alle microespressioni Osserva le reazioni non verbali del tuo interlocutore quando parli di argomenti delicati come il carico di lavoro o il turnover. Se noti disagio o esitazione, potrebbe esserci qualcosa che non viene detto apertamente.

Identificare una cultura aziendale tossica durante un colloquio di lavoro non è sempre facile, ma è possibile prestando attenzione ai dettagli e ponendo le giuste domande. Ricorda che il lavoro non è solo un modo per guadagnarsi da vivere: è anche un luogo dove trascorri gran parte del tuo tempo. Meriti un ambiente che ti supporti, ti valorizzi e ti permetta di crescere. Fidati del tuo istinto e non aver paura di rifiutare un’offerta se qualcosa non ti convince. Il tuo benessere viene prima di tutto.

venerdì 3 maggio 2024

La Terapia dell'Accettazione e dell'Impegno

La Terapia dell'Accettazione e dell'Impegno, nota come ACT, è un approccio psicoterapeutico che si inserisce nel più ampio contesto delle terapie comportamentali e cognitive di terza generazione. Sviluppata da Steven Hayes negli anni '80, l'ACT propone un modello di intervento che enfatizza l'importanza dell'accettazione e dell'impegno nei confronti dei propri valori come strumento di cambiamento psicologico.
L'ACT si distingue per il suo focus sull'accettazione dei pensieri e delle emozioni, sulla presenza consapevole e sull'impegno verso azioni che rispecchiano i valori personali del paziente. Questo approccio aiuta le persone a sviluppare una maggiore flessibilità psicologica, permettendo loro di affrontare meglio le sfide della vita e di vivere in modo più coerente con ciò che considerano importante.
Uno dei principali obiettivi dell'ACT è quello di insegnare ai pazienti a riconoscere e accettare i propri pensieri e sentimenti, specialmente quelli dolorosi o scomodi, senza cercare di modificarli o eliminarli. Invece di lottare contro l'esperienza interna, l'ACT incoraggia l'accettazione come passo verso un'azione efficace. Questo processo aiuta a ridurre l'impatto e l'influenza di pensieri e sentimenti negativi sulla vita della persona.
L'ACT utilizza una varietà di tecniche e strategie, tra cui la mindfulness, esercizi di metafora, esercizi di esposizione e di defusione cognitiva, per aiutare i pazienti a distaccarsi dai propri pensieri e a vedere le proprie emozioni da una prospettiva diversa. Queste tecniche sono progettate per aumentare la consapevolezza del momento presente e per promuovere l'accettazione e l'impegno verso comportamenti che migliorano la qualità della vita.
L'ACT rappresenta un approccio terapeutico efficace e basato sull'evidenza, che offre strumenti concreti per aiutare le persone a gestire meglio le difficoltà emotive e a perseguire una vita ricca e significativa. Con la sua enfasi sull'accettazione, la consapevolezza e l'impegno, l'ACT continua a guadagnare riconoscimento e applicazione in diversi contesti clinici e di ricerca.